Al Crepuscolo – Stephen King

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Al Crepuscolo è la quinta raccolta di racconti del Re, pubblicata in Italia il 21 ottobre del 2008 (il giorno del mio ventesimo compleanno, happy birthday to me :D).

Contiene 13 racconti:

Willa

Torno a prenderti

Il sogno di Harvey

Area di sosta

Cyclette

Le cose che hanno lasciato indietro

Pomeriggio del diploma

N. (unico inedito)

Il gatto del diavolo

Il “New York Times” in offerta speciale

Muto

Ayana

Alle strette

Ne Il sogno di Harvey il tema che la fa da padrone è quello dei sogni premonitori. In una placida e tranquilla mattinata una coppia di coniugi sessantenni, che vivono ormai da soli poiché le figlie adulte sono volate via dal nido, si ritrova in cucina. Il marito, Harvey, comincia a raccontare alla moglie di un incubo avuto la notte prima, tanto terrificante quanto realistico. L’uomo racconta di aver ricevuto in sogno, in una mattina simile a quella, una telefonata da una delle loro figlie, la quale sostiene che una delle due sorelle è rimasta uccisa. Nel sogno Harvey non riesce a capire di quale figlia si tratti. La moglie, pur sapendo che si tratta solo di un sogno, comincia ad avere paura. Appena l’uomo finisce di parlare il telefono squilla.


Nel racconto Cyclette, troviamo Richard, alle prese con un grave problema di peso. Il suo colesterolo è alle stelle e, tornato a casa, l’uomo decide di fare qualcosa per migliorare le sue condizioni di salute e compra una cyclette. Gli allenamenti, da prima sporadici, diventano sempre più assidui. Per continuare ad allenarsi con costanza e senza annoiarsi, Richard, che di lavoro fa l’artista, decide di dipingere sulla parete dello scantinato (parete di fronte alla quale ha posizionato l’attrezzo),  una strada, in modo da poter immaginare di percorrerla durante i suoi lunghi allenamenti. Presto però accade qualcosa di strano e, anche se l’uomo sembra non rendersene conto, di pericoloso: più Richard si allena, più il dipinto sul muro cambia, si evolve, si arricchisce di particolari. E più questo avviene, più R. cade in una sorta di ipnosi, si ritrova realmente dentro a quello che non dovrebbe essere altro che un disegno, per riprendersi solo quando la sveglia lo avvisa che è trascorsa un’ora. Gli allenamenti procedono costanti, fino a quando Richard comincia seriamente a preoccuparsi.


 In Willa ci troviamo, insieme ad i protagonisti del racconto, in una minuscola stazione sperduta nel Wyoming, nella quale un gruppo di viaggiatori attende da ore l’arrivo di un treno che sostituisca quello su cui viaggiavano, che durante il tragitto ha avuto un guasto. Willa, stufa di ascoltare gli incessanti lamenti dei compagni di sventura decide di allontanarsi e di recarsi in un piccolo paese poco distante dalla stazione ferroviaria. David, il suo fidanzato, si allontana a sua volta dal gruppo per andarla a cercare: la ritroverà in una sala da ballo dove nessuno sembra notarli. Dopo alcuni momenti di disagio, il ragazzo si rende conto che il terribile sospetto che covava era una giusta intuizione.

I racconti dello zio Stephen sono sempre un piacere per la mente, credo si sia intuito che nonostante mi piacciano molto i suoi romanzi (ne ho molti in lista che attendono di essere recensiti), i suoi racconti ooccupano nel mio cuore un posto speciale. Ho tutte le sue raccolte e le custodisco gelosamente. Probabilmente la mia è una passione poco comune, so che in molti (lettori ed editori soprattutto) non amano particolarmente le antologie di racconti e preferiscono investire su i romanzi.

Adoro il fatto che ogni storia sia una storia a sé stante, con incipit, trama e finale individuali, che ogni 40 pagine finisca un’avventura per poi cominciarne subito un’altra, per me i suoi racconti sono invitanti come la fabbrica di Willy Wonka per Charlie. E adoro anche il fatto che King, al termine di ogni racconto, abbia deciso di scrivere una breve nota dove spiega da dove ha preso l’ispirazione per crearlo.

Non ho volutamente parlato di Torno a prenderti perché lo considero uno dei racconti più riusciti di tutta la raccolta e voglio dedicargli una recensione a parte.

Buona lettura!

Manu

L’uomo in fuga – Stephen King

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Voglio iniziare la mia avventura recensendo l’ultimo (di molti) libri di King che ho letto.

“L’uomo in fuga” è ambientato in un futuro non troppo lontano, in una città che altro non è che lo specchio di una società diventata con il tempo triste, corrotta, inumana.

Ben Richards è un giovane disoccupato, che vive in un quartiere popolare con la moglie (la quale per racimolare qualche dollaro si prostituisce sotto casa) e con la figlioletta, nata da pochi mesi e già gravemente ammalata.

Disgustato e incazzato per come vanno le cose, e deciso ad aiutare in ogni modo la famiglia, Ben decide di partecipare alle selezioni per diventare concorrente di uno dei reality tanto acclamati dal popolo dei benestanti, dal popolo di quelli che “…non sanno cosa sia la disperazione… i lupi non urlano nelle loro pance, i loro cervelli non sono pieni di sogni assurdi e marci, di folli speranze.”

Reality nei quali la vita dei concorrenti, uomini poveri e provati da una vita di stenti e difficoltà, viene messa a dura prova, ridicolizzata, umiliata, violentata. Tutto per il divertimento di pochi, il quale, a quanto pare, vale più dell’esistenza di molti.

Viene scelto.

Il suo è il gioco più pericoloso e la posta in gioco è alta: cento dollari l’ora, per ogni ora che il ragazzo riuscirà a soppravvivere ai Cacciatori, uomini senza scrupoli assoldati per scovarlo ed ammazzarlo. Ben dimostra di avere più astuzia e coraggio di qualsiasi concorrente mai visto fino a quel momento.

Il romanzo, ben scritto e rapido, esplode in un puro stile Kinghiano nelle ultime 10-15 pagine. Non vi svelo di cosa parla ma il modo nel quale le scene vengono descritte non avrebbe potuto trarre in inganno un attento lettore!

Un libro del 1982 scritto dal grande maestro King, targato Richard Bachman. Non è l’unico libro che King ha scritto sotto falso nome e, da quanto affermato da lui, un altro romanzo targato Richard Bachman ha venduto 28.000 copie, diventate poi 280.000 quando l’autore ha ammesso di essere in verità Stephen King.

Questa cosa mi fa pensare che forse dovremmo imparare ad andare oltre gli schemi mentali (e automatici) che spesso ci impongono di acquistare libri solo di autori conosciuti e famosi.

Perchè se è vero che il nome è una garanzia, alcune volte dietro ad un autore sconosciuto ed emergente potrebbe nascondersi un genio.

Buona lettura!

Manu